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Steve McCurry. Icons

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Steve McCurry è uno dei più grandi maestri della fotografia contemporanea, oltre che un punto di riferimento per un vasto pubblico che identifica nel suo obiettivo uno degli strumenti più infallibili per la lettura delle dinamiche del nostro tempo.Steve McCurry. Icons presenta, per la prima volta nella regione Veneto, una selezione di oltre 100 fotografie, capace di fornire una completa rappresentazione del suo particolare stile e della sua esclusiva visione estetica. Il percorso espositivo accompagnerà il visitatore alla scoperta del suo talento, con immagini di grande impatto emotivo e di sicura fascinazione. L’esposizione ha l’ambizione di gettar luce sulle molteplici esperienze artistiche e di reportage del grande fotografo: a partire dai primi storici viaggi in India e poi in Afghanistan dove Steve McCurry ebbe l’opportunità di seguire i Mujaheddin al tempo della guerra contro la Russia, quando l’accesso al paese era interdetto ai visitatori occidentali. Proprio dall’Afghanistan proviene Sharbat Gula, la ragazza resa celebre dalla prima pagina del National Geographic e conosciuta dal fotografo nel campo profughi di Peshawar in Pakistan.Attraverso il suo particolare stile fotografico, Steve McCurry pone la propria attenzione sull’umanità del soggetto. Con i suoi scatti ci trasmette il volto umano che si cela in ogni angolo della terra, anche nei più drammatici. Se Henri Cartier-Bresson è stato “l’occhio del suo secolo” (il Novecento), McCurry è probabilmente il fotografo contemporaneo più incline a raccoglierne l’eredità. Grazie alla sua spiccata sensibilità, è capace infatti di penetrare in profondità dei soggetti scelti, svelando la profonda somiglianza di tutti gli individui sulla terra, al di là delle difficoltà socio-culturali. Il fotografo cerca sempre di attribuire un volto alle situazioni in cui si trova immerso da reporter, soprattutto se tali circostanze si presentano estremamente tragiche.La curiosità è il motore della sua ricerca, capace di spingerlo, fin da adolescente, ad attraversare ogni confine, fosse esso fisico, linguistico e culturale. In ogni sua foto Steve McCurry ci racconta una storia che, una volta svelata, è in grado di comunicare la complessità di un intero contesto.Queste le parole di McCurry: “La maggior parte delle mie foto è radicata nella gente. Cerco il momento in cui si affaccia l’anima più genuina, in cui l’esperienza s’imprime sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che può essere una persona colta in un contesto più ampio che potremmo chiamare la condizione umana. Voglio trasmettere il senso viscerale della bellezza e della meraviglia che ho trovato di fronte a me, durante i miei viaggi, quando la sorpresa dell’essere estraneo si mescola alla gioia della familiarità.”“La città di Conegliano – afferma l’Assessore alla Cultura, Gaia Maschio – è onorata di accogliere un artista che attraverso l’arte della fotografia riesce a cogliere l’essenza della contemporaneità facendo in modo che la stessa diventi testimonianza di momenti storici.Ospitando queste opere la nostra città si apre ancora una volta al panorama internazionale offrendo alla cittadinanza e ai turisti un’opportunità di avvicinamento alla bellezza attraverso scatti fotografici che sanno cogliere l’essenza del momento.Ed è un augurio questo che l’amministrazione vuole fare alle persone che vedranno la mostra: sensibilizzare all’osservazione della fotografia di questo grande artista e riuscire a trovare la stessa “bellezza” nella quotidianità, nei volti che incrociamo e nel paesaggio che ci circonda.Dice Steve McCurry: “se sai aspettare le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”, per lo stesso principio io, cari visitatori, vi auguro di riuscire a cogliere l’anima della quotidianità”.

ROBOT. The human project

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Dai primi congegni meccanici dell’antica Grecia alle nuove frontiere dell’Intelligenza Artificiale, l’uomo è sempre stato attratto dall’idea di creare un proprio simile artificiale. Il percorso espositivo racconta la relazione tra l'essere umano e il suo doppio, svelando al pubblico i risultati finora raggiunti, gli straordinari sviluppi tecnologici e le frontiere della robotica e della bionica contemporanea. Il progetto espositivo, realizzato in collaborazione con i principali istituti di ricerca come l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e l’IIT di Genova, intende offrire una chiave di lettura per il futuro, con un approccio immersivo dal respiro tecnico-scientifico, antropologico e artistico che svela come l’interazione tra uomo e macchina sia sempre più reale.Dopo aver presentato gli antenati dei robot, antichi capolavori della tecnica, l’esposizione dà spazio alla robotica moderna applicata alle neuroscienze, ossia la bionica, per poi soffermarsi sui “Cobot” presenti in mostra, robot che sanno riconoscere e trasmettere emozioni, connotati da una grande utilità e accettabilità sociale.L’impressionante avanzamento tecnologico in questi campi, le prospettive aperte e tutte le possibili implicazioni portano con sé anche interrogativi etici, sociali e culturali di primaria importanza, su cui è fondamentale una riflessione.

Arturo Delle Donne. Tribes - The last breath on earth

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I corpi sono come le tele degli artisti. Accolgono forme e colori. Poi si mostrano e parlano. Il loro è un linguaggio forte e antico. Attraverso i disegni sulla pelle gli uomini si sono passati per millenni preziose informazioni: l’appartenenza a una tribù, il rango sociale, la volontà di attaccare il nemico, l’imminenza di un “matrimonio” o di un’iniziazione, un sentimento profondo come il lutto o semplicemente la propria diversità.Il progresso, che spesso cancella la civiltà, sta cancellando dal pianeta, insieme a tante lingue e metodi espressivi, questa nobile forma di linguaggio. I popoli che parlano col corpo si estinguono per volontà politiche precise.Il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma da tempo è impegnato a salvare le culture nate prima della tecnologia, cresciute nell’isolamento, mai contaminate e ora violentate e disperse. Il matrimonio con il fotografo Arturo Delle Donne, -  “Io amo indagare la diversità culturale, una diversità che lentamente e silenziosamente scompare” - ci dice –, era inevitabile. Così è nata la mostra “TRIBES, The last breath on earth” che si terrà a Parma, nella sede del museo dei missionari saveriani, dal 20 novembre al 13 dicembre 2020.L’artista recupera da Papua Nuova Guinea, Amazzonia, Australia, Etiopia, Perù, Burkina Fasu, Nuova Caledonia, riproducendoli con scrupolo e precisione sui volti di studenti, operai, giovani laureati, gente presa a prestito dalla quotidianità di massa occidentale, potenti stilemi tribali. “In questo progetto – spiega – ho utilizzato un tipico stile fashion della fotografia per sottolineare l’analogia che c’è tra il vestirsi per il mondo occidentale ed il truccarsi per le popolazioni indigene”. “Non è un caso – racconta Padre Alfredo Turco, direttore del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico – che le immagini di Delle Donne, saranno esposte in uno spazio contiguo alla mostra in corso ‘Mode nel mondo’, oltre che nel nostro spazio dedicato alla collezione permanente, a testimonianza della nostra centenaria missione volta a custodire e valorizzare le culture extraeuropee”.“È significativo – suggerisce Chiara Allegri, vice direttrice del Museo e curatrice della mostra - che nel momento in cui i corpi delle tribù vengono ridotti al silenzio, nel nostro mondo l'Uomo vada riscoprendo il linguaggio del corpo come strumento per comunicare con gli altri. Quasi un macabro paradosso. Mentre i popoli che da secoli praticano la pittura corporale, l'inserimento del disco labiale, body piercing e body modification si stanno estinguendo, nella società occidentale queste antiche pratiche vengono scoperte e fatte proprie senza conservarne o rispettarne le origini. Tatuaggi e piercing sono gli eredi di ‘parole antiche’. Le parole dipinte”.Arturo Delle DonneLaureato in biologia e Ph.D. in ecologia, artista, fotografo professionista, direttore della fotografia, regista, inizia la sua attività professionale con il reportage pubblicando diversi servizi su riviste specializzate come Gente Viaggi, Mondo Sommerso ed Aqva, alcune sue foto sono state pubblicate da Whitestar/National Geographic specializzandosi poi in fotografia di moda. È docente a contratto di fotografia presso l’Università di Parma e consulente per la divulgazione scientifica per la fondazione Reggio Children.Ha al suo attivo una ventina di mostre personali nazionali ed internazionali e diverse campagne pubblicitarie.Ha pubblicato una decina di libri di fotografia e nel 2019 vince a Taormina il TaoAward per la fotografia di moda.Dal 2005, in collaborazione con la Solares Fondazione delle Arti di Parma, ha iniziato un progetto fotografico “Closer Portraits” con più di 80 ritratti di personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura tra cui Wim Wenders, Mario Monicelli, Ernest Borgnine, Bernardo Bertolucci, Daniel Pennac, Michelangelo Pistoletto, Hanna Schygulla, Edoardo Galeano, Gerard Depardieu, Emir Kusturica, James Ivory, Peter Greenaway e tanti altri.Nel 2009 partecipa ad una spedizione imbarcandosi da Southampton sulla nave RRS Discovery per un reportage sulle ricerche in campo climatico con la Environmental Ocean Team.Nel 2016 collabora per le riprese del documentario “Pope Francis - A MAN OF HIS WORD”, con la regia di Wim Wenders. Grazie a questa collaborazione nell’ottobre del 2017 ha filmato le operazioni di soccorso dei migranti a bordo della Nave CP941 “Diciotti” della Guardia Costiera. 

Arte Laguna Prize raddoppia

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Arte Laguna Prize, il Premio Internazionale di Arte Contemporanea e Design organizzato dall’Associazione Culturale MoCA (Modern & Contemporary Art), composta da oltre 200 soci tra imprenditori, professionisti, collezionisti e amanti dell'Arte, compie 15 anni. Il concorso ha ricevuto due medaglie dal Presidente della Repubblica Italiana ed è patrocinato annualmente dal Ministero degli Esteri, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Regione del Veneto, Comune di Venezia, Università Cà Foscari di Venezia, Istituto Europeo di Design. Nonostante il Coronavirus, in questi mesi l’organizzazione non si è mai fermata e nel 2021 festeggerà questo importante traguardo con una doppia mostra negli iconici spazi dell’Arsenale Nord di Venezia dal 13 marzo al 5 aprile 2021 dove verranno esposte 240 opere provenienti da tutto il mondo in 4.000 mq di spazio espositivo.La giuria internazionale cambia ad ogni edizione in modo da avere sempre nuovi punti di vista e offrire una panoramica sull’arte contemporanea a 360°. La giuria è composta da importanti curatori e direttori di musei operanti in diversi paesi.LA GIURIABénédicte Alliot (Francia) - Direttrice Generale di Cité Internationale Des Arts di ParigiNathalie Angles (Stati Uniti) - Fondatrice e direttore esecutivo di Residency UnlimitedLorenzo Balbi (Italia) - Direttore artistico presso MAMbo - Museo d'Arte Moderna di BolognaMarcus Fairs (Regno Unito) - Fondatore e capo-redattore di DezeenMatteo Galbiati (Italia) - Critico e curatore d’arteSophie Goltz (Singapore e Africa) - Curatrice e docenteToshiyuki Kita (Giappone) - Designer giapponese vincitore del Premio ADI Compasso d'OroBeate Reifenscheid (Germania) - Direttrice del Ludwing Museum di Coblenza e Presidente di ICOM GermaniaI giurati selezioneranno i finalisti che esporranno all'Arsenale di Venezia ed i tre vincitori assoluti dei premi in denaro di 10.000 € ciascuno.Novità della 15^ edizione è inoltre l'Advisory Council il “comitato d’onore”, di supporto alla giuria, composto da personalità di rilievo provenienti da diversi ambiti e accomunati da una profonda esperienza nel campo dell'arte a livello globale.ADVISORY COUNCILIgor Zanti (Italia) - Curatore e critico d'arte, direttore di IED FirenzeAbhishek Basu (India) - Amministratore delegato di Basu FoundationPrincipessa Alia Al-Senussi (Libia) - Senior Advisor del Ministero della Cultura dell’Arabia SauditaKrist Gruijthuijsen (Germania) - Curatore e direttore presso KW Institute for Contemporary Art di BerlinoMary Elizabeth Klein (Stati Uniti) - Direttore finanziario e operativo di Family OfficeShaan Kundomal (India) - Amministratore delegato di Capital Horizons Ltd. alle MauritiusIgor Rusek (Svizzera) – Membro del consiglio di amministrazione di ATAG Family Office LtdRichard Frerejean Taittinger (Stati Uniti) – Curatore e Gallerista a New York e Parigi (membro della famiglia dello Champagne Frerejean)Alda Galsterer e Fernando Belo (Portogallo) – Co-fondatori del Centro Culturale Carpintarias de São Lázaro di LisbonaJoachim Pflieger (Francia) - Direttore generale di Fondation FimincoIL NETWORKOgni anno Arte Laguna Prize collabora con partner internazionali di alto livello per offrire agli artisti opportunità in tutto il mondo, dando vita a collaborazioni che fungono da catalizzatori per la loro carriera professionale.5 Residenze d’arte- Fabrica a Treviso (Italia)- Espronceda a Barcellona (Spagna)- Basu Foundation for the Arts a Calcutta (India)- Farm Cultural Park a Favara (Italia)- e, grande novità della 15^ edizione, Labverde nella Foresta Amazzonica (Brasile)1 Business for Art- Agnese Design di Valdobbiadene (Italia) premierà con 4.000 euro la migliore proposta artistica per 2 poltroncine imbottite per la valorizzazione di ambienti moderni e raffinati e le poltroncine avranno il nome dell'artista.4 Gallerie d’arte- Ki Smith Gallery a New York (Stati Uniti)- Capsule Gallery a Shanghai (Cina)- Arles Gallery ad Arles (Francia)- Galerie Isabelle Lesmeister a Regensburg (Germania)- Jonathan Ferrara Gallery a New Orleans (Stati Uniti)3 Festival ed esposizioni- Art Stays Festival a Ptuj (Slovenia)- Art Nova 100 a Pechino (Cina)- AlTiba-9 ad Algeri Algeria)2 Art platforms- Biafarin (Canada)- Singulart (Francia)1 Premio Sostenibilità e Arte- Contarina spa di Treviso (Italia) premierà con 3.000 euro il progetto che saprà valorizzare al meglio le strategie di Riuso, Riduco, Riciclo (RRR) e il loro impatto positivo sulla natura e sulla vita dei cittadini.Da quest'anno inoltre, il circuito divulgativo di Arte Laguna Prize si è arricchito di Manager dell'Arte provenienti da diversi paesi che collaborano con l'Associazione culturale MoCA per diffondere la sua missione e a promuovere il concorso.GLI AMBASSADORAnna Shvets | Russia ed EcuadorMohamed Benhadj | Nord Africa e SpagnaElena Oranskaia | Paesi Bassi e UcrainaSarp Kerem Yavuz | USA e TurchiaRaffaella Gallo | Cina (Shanghai)Hongbin Zhang | CinaAlessio Trevisani | GermaniaVictor Alaluf | Argentina e IsraeleSanjana Shah | IndiaNevena Ivanovic Guagliumi | BalcaniGabriela Davies | BrasileTutti gli artisti che si iscrivono ad Arte Laguna Prize hanno visibilità gratuita nella piattaforma online Arte Laguna World entrando in contatto diretto con collezionisti e amanti dell’arte.

ORIZZONTE RINASCIMENTO - Convegno

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Dal 26 al 28 novembre i top player dell'economia, delle istituzioni e della società saranno protagonisti, all'interno della splendida cornice del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, di una tre giorni dedicata ai temi del nuovo Rinascimento, condizione essenziale per la ripartenza del nostro Paese e del Mondo intero. Saranno trattati diversi temi, dal ruolo delle aziende e dei territori nelle sfide dell'Agenda ONU 2030 al nuovo Rinascimento delle donne, dai nuovi modelli di partnership tra istituzioni e aziende alla mobilità dolce nell'era del New Normal, dal Green New deal delle città alle strategie per trasformare il nostro immenso patrimonio artistico nel motore della ripartenza. 

Lisetta Carmi. Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976

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Il MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro presenta da venerdì 4 dicembre 2020 a domenica 7 marzo 2021 una grande antologica dedicata a Lisetta Carmi (Genova, 1924), una delle più significative protagoniste della fotografia italiana del secondo dopoguerra.La mostra, a cura di Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini, si inserisce nell’ambito della ricerca condotta dal MAN sulla relazione tra i grandi fotografi italiani e la Sardegna, un dialogo estetico che vede nella retrospettiva dell’anno scorso sull’opera di Guido Guidi il suo precedente interlocutore. La rassegna porta alla luce un capitolo inedito della fotografia di Lisetta Carmi, quello dedicato alla Sardegna, riunendo centinaia di scatti in bianco e nero realizzati tra il 1962 e il 1976 durante numerosi e ripetuti soggiorni nell’isola.Completa il percorso espositivo una serie inedita di diapositive a colori che ritraggono i paesaggi dell’entroterra sardo, con boschi, fiumi e laghi colti nella loro dimensione più arcana ed evocativa.Due sezioni della mostra sono poi dedicate alla serie de I Travestiti (1965-1971) e agli operai del porto di Genova (1964).La prima è l'esito degli anni di frequentazione dedicati da Lisetta Carmi alla comunità dei travestiti di Genova, relegata ai margini della società, condividendo con empatia un quotidiano che contrappone alla marginalizzazione sociale momenti di vita in comune.La seconda è l'esito di un servizio fotografico del 1964 sui lavoratori del porto del capoluogo ligure, realizzato con l'obiettivo di denunciare le durissime condizioni del lavoro. La mostra è accompagnata da un ampio catalogo monografico edito da Marsilio e corredato da saggi critici di Etienne Bernard, Nicoletta Leonardi, Giovanni Battista Martini e Luigi Fassi. Da venerdì 04 dicembre 2020 a domenica 07 marzo 2021, il MAN di Nuoro presenta inoltre il progetto espositivo D’oro e verderame, una selezione di opere tratte dalla collezione permanente del museo a cura di Luigi Fassi ed Emanuela Manca. Lisetta Carmi (Genova, 1924) nasce da una famiglia borghese di origini ebraiche e sarà per questo costretta all'esilio in Svizzera in tenera età. Dopo un lungo periodo dedicato alla musica e al pianoforte, Carmi abbandona la carriera di pianista per dedicarsi alla fotografia come mezzo di impegno politico e di personale ricerca interiore. Autodidatta, impara le basi del mestiere lavorando per tre anni come fotografa di scena al teatro Duse, nella sua città, quindi compie una serie di reportage, come quello sui lavoratori del porto di Genova. Il suo impegno nella fotografia prosegue compiendo numerosi viaggi in Israele tra il 1958 e il 1967, quindi in America Latina nel 1969, per spostarsi poi in Oriente, visitando l'Afghanistan, il Pakistan, l'India e il Nepal. Tra il 1962 e il 1974 si reca con frequenza in Sardegna, documentando con i suoi scatti la vita sociale dell'isola, in particolar modo in Barbagia. Nel 1972 è pubblicato il volume I travestiti, che provoca un certo scandalo. In uno dei viaggi in Oriente conosce Babaji, un incontro che segna una svolta radicale nella sua vita e la porta nel 1979 a fondare l'ashram Bhole Baba a Cisternino in Puglia, dove si dedica alla pratica e alla divulgazione degli insegnamenti del suo maestro.Open day: venerdì 4 dicembre dalle ore 10 alle 19

Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo

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Sei le opere di Raffaello che saranno esposte nella mostra Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo, in programma, a primavera 2021 a Città di Castello (PG) dove l’artista dipinse lo Sposalizio della Vergine e dove ha lasciato lo Stendardo processionale della Santissima Trinità. Sarà ricomposta la Pala di San Nicola, prima opera firmata da Raffaello. Novità assoluta, dalla mostra in poi il gonfalone di Raffaello e il Martirio di San Sebastiano saranno “vis-à-vis” nella stessa sala. Primavera 2021: dopo Urbino e le scuderie del Quirinale, Città di Castello ufficializza la data della mostra Raffaello giovane a Città di Castello e il suo sguardo, unica in Umbria ad essere finanziata dal Comitato nazionale per il Cinquecentenario, a cura di Marica Mercalli, Direttore generale per la Sicurezza del Patrimonio Culturale del MiBACT, e Laura Teza, professore associato di Storia dell'Arte Moderna dell'Università degli Studi di Perugia. La mostra ricostruisce il periodo tifernate di Raffaello, quando tra 1500 e 1504, ad appena venti anni, ricevette a Città di Castello importanti commissioni che gli aprirono le porte delle corti rinascimentali e della curia romana. Qui dipinse giovanissimo lo Sposalizio della Vergine e la Crocifissione Mond. A Città di Castello, Raffaello divenne Raffaello, distaccandosi sempre più dal  modello del Perugino.  Saranno sei le opere di Raffaello esposte nella mostra tifernate. Oltre allo Stendardo conservato nella Pinacoteca comunale, nella mostra di Città di Castello sarà possibile vedere la primissima opera di Raffaello giovane, La Pala di San Nicola da Tolentino, presente fino al terremoto del 1789 nella chiesa tifernate di Sant'Agostino: l'Eterno e la Vergine del Museo Nazionale di Capodimonte e l'Angelo della Pinacoteca di Brescia, il disegno dell'Ashmolean Museum di Oxford con uno studio delle teste delle fanciulle presenti nel corteo dello Sposalizio e il disegno relativo all'Eterno per il gonfalone della SS.Trinità.  Inoltre per la prima volta Raffaello e Signorelli “vis a vis”, nella stessa sala saranno esposto il Gonfalone di Raffaello e il Martirio di San Sebastiano di Signorelli. L’annuncio è stato dato dal sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta, unitamente all’assessore alla Cultura Vincenzo Tofanelli durante una conferenza stampa in cui ha ricordato che “Sarebbe stata in corso in questi giorni se l’Emergenza Covid non ci avesse costretto a rimandare questa importantissima mostra che ci regalerà un punto di osservazione inedito su Raffaello, raccontando come da apprendista sia diventato uno dei più grandi artisti di tutti i tempi. Molti dei luoghi in cui Raffaello ha vissuto questo snodo fondamentale della sua vita sono rimasti quasi inalterati da allora e in questa prospettiva anche la città sarà protagonista e la Pinacoteca con il nuovo percorso e il nuovo ingresso sulla facciata del Vasari. Voglio ringraziare le curatrici, Marica Mercalli e Laura Teza, per avere conferito alla mostra il grande valore della progettazione, riconosciuto anche Comitato nazionale, che ha deciso di sostenerla e di inserirla nel Calendario ufficiale degli eventi. Scommettiamo sulla primavera 2021: siamo l’unica città dell’Umbria medievale in cui il Rinascimento convive con la Contemporaneità dei tre musei di Alberto Burri e il Cinquecentenario è l’occasione per porre in evidenza questa straordinaria caratteristica attraverso le opere che Raffaello ci ha lasciato”. La mostra può contare su un comitato scientifico di caratura internazionale: oltre alle curatrici della mostra, risulta composto da Maria Brucato, Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro, Sybille Ebert-Schifferer, Sylvia Ferino-Pagden, Rudolf Hiller von Gaertringen. Come spiega una delle due curatrici Laura Teza, docente di Storia dell’arte moderna dell’Università di Perugia : “La mostra vuole documentare la ricca cultura iniziale del giovane Raffaello, formatosi grazie all'importante magistero del padre Giovanni Santi a Urbino e la frequentazione della bottega di Perugino, tappa fondamentale del suo apprendistato giovanile. Questa fase verrà documentata da opere di Giovanni Santi e del Perugino, provenienti da Urbino e da Perugia.  Saranno presenti alcuni pezzi fondamentali dei dipinti eseguiti da Raffaello a Città di Castello: il gonfalone della Trinità, unica opera ancora in loco e custodita in Pinacoteca, sarà sottoposto ad una revisione estetica condotta sotto la supervisione dell'Istituto Centrale per il restauro di Roma, che i visitatori della mostra potranno seguire in diretta”. “La mostra intende focalizzarsi in particolare sulla prima opera d'esordio che Raffaello, appena diciassettenne compì come magister autonomo e cioè la grandissima pala lignea di San Nicola da Tolentino, presente fino al 1789 nella chiesa tifernate di Sant'Agostino” spiega la Teza “Ma oltre questo evento, la ricomposizione dopo trecento anni della prima opera firmata da Raffaello, la mostra avrà un risvolto scientifico con novità a cui sta lavorando il Comitato, e infine sarà il banco di prova del rinnovato percorso museale della Pinacoteca, a partire dall’ingresso, con il quale abbiamo voluto valorizzare la seconda galleria dell’Umbria”. “Saranno presenti almeno tre dei frammenti finora rintracciati sulla scena internazionale” aggiunge Laura Teza, entrando nel dettaglio delle opere in mostra a Città di Castello. “Sono stati concessi in prestito i due dipinti con l'Eterno e la Vergine del Museo Nazionale di Capodimonte di Napoli e lo straordinario Angelo della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. Siamo in trattativa con il Museo del Louvre per ottenere l'ultimo frammento noto, l'altra testa di Angelo e il disegno relativo alla testa di Satana che era posto sotto i piedi del San Nicola stante. Questi frammenti si sono potuti ricomporre in un insieme compositivo coerente grazie alla presenza dell'unica copia esistente, seppure parziale, dell'Incoronazione, quella di Ermenegildo Costantini, presente nella Pinacoteca Comunale di Città di Castello. L' imponente struttura compositiva dell'opera originale, alta quasi quattro metri, verrà ricreata con una ricostruzione digitale uno a uno, che ne riproponga l'imponenza e la complessità spaziale, finalmente studiata da specialisti di rinomanza internazionale nel campo della storia dell'architettura e della prospettiva come Francesco Paolo di Teodoro, professore ordinario di Storia dell'architettura del Politecnico di Torino e come Filippo Camerota, vice-direttore del Museo Galileo di Firenze. Lo sguardo del giovane Raffaello che vagabondava per le strade di Città di Castello, si è posato sulle opere che il pittore Luca Signorelli vi aveva lasciato: osserva attentamente il Martirio di San Sebastiano, già presente nella chiesa di San Domenico e ora conservato in Pinacoteca, recentemente sottoposto ad uno straordinario restauro che ne ha esaltato l'antica cromia. Raffaello schizza come un appunto le movenze dell'arciere visto di spalle in un bel disegno ora a Oxford che contiene anche il suo studio per il Padre Eterno presente nel gonfalone della SS. Trinità della Pinacoteca. Il gonfalone di Raffaello e il Martirio di san Sebastiano si fronteggeranno vis-à-vis, grazie anche alla nuova e più pertinente collocazione prevista per la tavola lignea di Signorelli che verrà spostata al primo piano. Dopo la terza opera tifernate di Raffaello, la Crocefissione Gavari-Mond, ora alla National Gallery di Londra di cui rimane testimonianza nella bella copia dei primi dell'Ottocento presente in Pinacoteca, si passerà all'ultima sezione della mostra dedicata allo Sposalizio della Vergine, ora nella Pinacoteca di Brera a Milano e presente fino al 1798 nella cappella Albizzini dedicata a San Giuseppe nella chiesa di San Francesco a Città di Castello. Avremo in mostra il bellissimo disegno dell'Ashmolean Museum di Oxford con uno studio, sia sul fronte che sul retro, delle teste di tre fanciulle presenti nel corteo dello Sposalizio. Intorno a questo studio faranno corona le varie copie dello dipinto presenti in Italia e nel territorio, così come alcune belle incisioni che testimoniano la grande notorietà che questo quadro ebbe dopo la sua entrata nel Museo di Brera, avvenuto nel 1805”.    

WopArt – Work on paper fair. V Edizione

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La quinta edizione di WopArt – Work on Paper Fair, fiera internazionale dedicata alle opere d’arte su carta è stata posticipata dal 27 al 29 novembre 2020 (preview: giovedì 26 novembre 2020).La manifestazione si terrà sempre nei padiglioni del Centro Esposizioni di Lugano.La scelta di rinviare la manifestazione fieristica – inizialmente prevista dal 18 al 20 settembre – nasce dall’esigenza di tutelare al meglio la salute di visitatori, espositori, collezionisti e cittadini, in relazione all’evolversi della diffusione del Covid-19.“Stiamo facendo tutto lo sforzo possibile – ha dichiarato Alberto Rusconi, presidente di WopArt – per trovare la migliore soluzione nel difendere la manifestazione e consolidare WopArt che ormai ha assunto il ruolo di fiera, dedicata alle opere su carta, più importante al mondo. La nostra priorità è garantire la salute e la migliore condizione possibile ai nostri espositori, visitatori e collezionisti”.“Settembre – ha aggiunto Paolo Manazza, Global Director di WopArt – sarà sicuramente un mese caratterizzato da una cospicua, e forse eccessiva, presenza di appuntamenti ed eventi espositivi e fieristici. Per questo motivo siamo mossi dalla volontà di offrire, quanto più possibile, l’opportunità ai nostri espositori e collezionisti di operare nella massima tranquillità”.Da ormai più di un mese l’ente organizzatore, in accordo con il Comitato Scientifico, il gruppo BolognaFiere Spa e la città di Lugano stanno lavorando intensamente, insieme a tutti gli stakeholder, per permettere una riprogrammazione degli eventi e garantire a 360° la qualità della manifestazione, che negli ultimi anni è stata capace di consolidare il suo percorso di ricerca insieme a una crescita inaspettata e molto significativa.Gli organizzatori della fiera svizzera sono certi che dopo questa terribile esperienza che si sta ancora vivendo, un nuovo e più consapevole amore per l’arte, anche come forma d’investimento alternativo, contribuirà a sviluppare ulteriormente e accrescere il mercato di riferimento e il numero di collezionisti e appassionati. 

Balloon Museum | Roma 2020

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Balloon Museum © è un progetto installativo ideato, progettato e promosso con lo scopo di portare un'invasione di luci e colori negli spazi più suggestivi delle città che lo ospitano. Per l'edizione 2020 è stata scelta Roma e più precisamente un ex deposito Atac rigenerato per per lo scopo. Il visitatore entrerà in una vera e propria cittadella della balloon & inflatable art, tra gigantesche opere site specific, installazioni ad alto tasso di interattività, shop e aree ristorazione a tema.Balloon Museum sarà il luogo in cui il palloncino, simbolo di infanzia, leggerezza e allegria, incontrerà l'arte.

Surrealismo e magia. La modernità incantata

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Dall’8 maggio al 13 settembre 2021 la Collezione Peggy Guggenheim presenta Surrealismo e magia. La modernità incantata a cura di Gražina Subelytė, Exhibition Curator, Collezione Peggy Guggenheim. Con circa sessanta opere provenienti da prestigiosi musei internazionali, si tratta della prima grande mostra interamente dedicata all’interesse nutrito dai surrealisti per la magia, la mitologia e l’esoterismo. Da un punto di vista cronologico, l’esposizione spazia dalla pittura metafisica di Giorgio de Chirico, datata intorno al 1915, all’iconico dipinto di Max Ernst La vestizione della sposa, del 1940, all’immaginario occulto delle ultime opere di Leonora Carrington e Remedios Varo. La mostra, organizzata dalla Collezione Peggy Guggenheim con il Museum Barberini, a Potsdam, si sposterà successivamente proprio a Potsdam, dal 2 ottobre 2021 al 16 gennaio 2022, con la curatela di Daniel Zamani, Curator, Museum Barberini, Potsdam. Con il Manifesto del Surrealismo, pubblicato nell’ottobre del 1924, lo scrittore francese André Breton fondò un movimento letterario e artistico che di lì a poco sarebbe diventato la principale avanguardia dell’epoca. Aspetto fondante del Surrealismo è il riorientare l’interesse verso il mondo del sogno, dell'inconscio e dell'irrazionale. Numerosi artisti di ambito surrealista guardano inoltre alla magia come a una forma di discorso poetico e filosofico, legato a un sapere arcano e a processi di emancipazione personale. Nelle loro opere, i surrealisti attingono a piene mani alla simbologia esoterica e alimentano la tipica nozione dell’artista come alchimista, mago o visionario. Il ruolo fondamentale svolto dalla magia in ambito surrealista è stato ampiamente riconosciuto e studiato nel corso degli ultimi due decenni. Surrealismo e magia. La modernità incantata presenta circa sessanta opere di una ventina di artisti, tra cui Victor Brauner, Leonora Carrington, Salvador Dalí, Giorgio de Chirico, Paul Delvaux, Maya Deren, Max Ernst, Leonor Fini, René Magritte, Maria Martins, Roberto Matta, Wolfgang Paalen, Kay Sage, Kurt Seligmann, Yves Tanguy, Dorothea Tanning, e Remedios Varo. Tra le grandi istituzioni da cui provengono le opere si annoverano: Centre Pompidou, Parigi, Moderna Museet, Stoccolma, Israel Museum, Gerusalemme, The Menil Collection, Houston, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid, Museum of Modern Art, The Metropolitan Museum of Art, Solomon R. Guggenheim Museum e Whitney Museum of American Art, New York, Museo de Arte Moderno, Città del Messico, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea a Rivoli-Torino. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo illustrato (Prestel, 2021), con saggi di Susan Aberth, Will Atkin, Victoria Ferentinou, Alyce Mahon, Kristoffer Noheden, Gavin Parkinson, Gražina Subelytė, e Daniel Zamani. La mostra è resa possibile grazie a Manitou Fund. Con il sostegno di Lavazza, Institutional Patron, Collezione Peggy Guggenheim. I progetti educativi correlati all’esposizione sono realizzati grazie alla Fondazione Araldi Guinetti, Vaduz. 

DENTRO I PALAZZI. Uno sguardo sul collezionismo privato nella Lugano del Sette e Ottocento: le quadrerie Riva

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Dalle intime stanze dei palazzi appartenuti all’aristocratica famiglia Riva, nella Lugano dell’epoca dei balivi (o landfogti) – “governatori” confederati che, dall’inizio del Cinquecento fino a fine Settecento, avevano tra i loro compiti l’amministrazione giudiziaria, finanziaria, fiscale e militare – giungeranno alla Pinacoteca Züst oltre settanta dipinti. Tra di essi importanti pezzi di Giuseppe Antonio Petrini, di cui la famiglia Riva fu uno dei principali committenti, insieme a una suggestiva selezione di suppellettili, argenterie, miniature, libri e documenti.Un’occasione imperdibile per ammirare dipinti e oggetti solitamente celati al pubblico, ma anche per entrare nella storia del territorio ticinese e non solo. I Riva sono infatti uno dei più antichi e illustri casati di Lugano e rivestirono una posizione egemonica soprattutto durante l’Antico Regime, vantando una intricata rete di contatti con altre storiche famiglie (Beroldingen, Turconi, Morosini, Bellasi, Somazzi, Moroni Stampa, Rusca, Raimondi, Neuroni).L’intento è quello di aggiungere un tassello alla vicenda ancora poco nota del collezionismo privato nelle terre dell’attuale Cantone Ticino, dal tardo Seicento all’Ottocento. In mostra sono dunque indagati sia il gusto che le dinamiche relative alla circolazione e al consumo di opere d’arte in questa terra di confine, che dal punto di vista politico guardava a nord, dipendendo dai Cantoni svizzeri, mentre da quello religioso e culturale si volgeva a sud, verso l’Italia. Nella vicina Penisola si stabilirà a metà Ottocento anche una parte della famiglia Riva legata al ramo dei marchesi grazie all’alleanza matrimoniale con il facoltoso casato piemontese dei Francischelli, che a loro volta si imparentano con i Bisi, importante famiglia di artisti milanesi. Di qui le numerose opere di Luigi, Giuseppe, Ernesta, Fulvia e Antonietta Bisi, che ancora oggi appartengono al ramo dei marchesi.Grazie a un allestimento coinvolgente, la rassegna permette di “entrare” nei palazzi – sarà ricreata l’atmosfera che si respirava nello studiolo di alcuni dei personaggi indagati – e di scoprire le quadrerie (ritratti, paesaggi, scene religiose, storiche e di genere) appartenenti ai tre rami della famiglia (conti, marchesi e nobili) e un tempo custodite nelle dimore luganesi e nelle residenze di campagna, con la presentazione della città tra Sette e Ottocento. In mostra anche una serie di ritratti dei landfogti provenienti dai Cantoni d’Oltralpe che governavano la prefettura di Lugano e una selezione di pezzi provenienti da collezioni di altri casati e con cui i Riva avevano intensi rapporti o legami di parentela.Tra gli autori presenti in mostra, per il Settecento vanno segnalati Marco e Giuseppe Antonio Petrini – di cui la famiglia Riva ha rappresentato il massimo committente –, Carlo Francesco e Pietro Rusca, Giovanni Battista Innocenzo Colomba, Carlo Innocenzo Carloni, Giuseppe Antonio Orelli, Giovanni Battista Ronchelli, Giovanni Battista Bagutti, Francesco Capobianco, Gian Francesco Cipper detto “Il Todeschini”, Antonio Maria Marini. Per l’Ottocento figureranno opere di Giovanni Migliara, Giuseppe Reina, Francesco Hayez, Pietro Bagatti Valsecchi e dei Bisi.

FURLA SERIES #03 - Nairy Baghramian. Misfits

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Fondazione Furla e GAM - Galleria d’Arte Moderna di Milano sono liete di annunciare le nuove date di Misfits, una mostra di Nairy Baghramian a cura di Bruna Roccasalva. Prima mostra personale di Nairy Baghramian in un’istituzione italiana, Misfits è un progetto ideato appositamente per gli spazi della GAM. Impegnata a indagare i confini del linguaggio scultoreo, Nairy Baghramian porta avanti da due decenni una rigorosa ricerca formale e concettuale che esplora la relazione tra architettura, oggetti e corpo umano. Misfits presenta una nuova serie di sculture di grandi dimensioni che abitano sia lo spazio interno sia quello esterno al museo, ibridando l’interesse ricorrente di Baghramian a intervenire sugli spazi che segnano un confine con una riflessione sul gioco come dispositivo educativo. La mostra è prodotta col generoso contributo della Fondazione Henraux.

Zvan da Vdene fvrlano. Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo

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Raffaello lo volle al suo fianco nella Loggia di Psiche alla Farnesina e nell’impresa delle Logge Vaticane, Michelangelo lo teneva in alto conto, Clemente VII si affidò a lui per delicati interventi di restauro e decorazione sia a Roma che a Firenze.Giovanni Ricamatore, o meglio, Giovanni da Udine “Furlano”, come si firmò all’interno della Domus Aurea, riuniva in sé l’arte della pittura, del disegno, dell’architettura, dello stucco e del restauro. Il tutto a livelli di grande eccellenza.A Roma, dove era stato uno dei più fidati collaboratori di Raffaello, rimase anche dopo la scomparsa dell’Urbinate. Conquistandosi, per la sua abilità, dapprima il titolo di Cavaliere di San Pietro e quindi una congrua pensione da pagarsi sull’Ufficio del Piombo.Intorno alla metà degli anni trenta del ‘500, Giovanni decise di abbandonare la città che gli aveva garantito fama e onori e rientrare nella sua Udine con il proposito di “non toccar più pennelli”.Preceduto dalla fama conquistata a Roma, una volta tornato in Friuli si trovò pressato dalle committenze e non seppe mantenere fede al suo “autopensionamento”. Tra gli interventi di maggiore importanza, il lungo fregio a stucco ed affresco nel castello di Spilimbergo e, a Venezia, la decorazione di due camerini di Palazzo Grimani.Sarà proprio salendo la monumentale scalinata a doppia rampa progettata da Giovanni, stavolta in veste d’architetto, che il pubblico potrà accedere alla magnifica Sala del Parlamento che dal 12 dicembre 2020 al 14 marzo 2021 accoglie la prima retrospettiva che mai sia stata a lui dedicata.“Giovanni da Udine tra Raffaello e Michelangelo (1487 – 1561)”, promossa dal Comune di Udine – Servizio Integrato Musei e Biblioteche, è a cura di Liliana Cargnelutti e Caterina Furlan, affiancate da un autorevole Comitato Scientifico.Per la prima volta in questa mostra viene riunito un cospicuo numero di raffinati disegni che, provenienti da diversi musei europei e da una collezione privata americana, confermano la sua proverbiale abilità nella rappresentazione del mondo animalistico-vegetale e soprattutto degli uccelli.Ciascuno degli ambiti della poliedrica attività di Giovanni da Udine è indagato in mostra attraverso stucchi, incisioni, documenti, lettere, libri e altri materiali.Inoltre le spettacolari sezioni dedicate alle stampe e ai disegni di architettura consentono di visualizzare i principali luoghi e ambienti in cui l’artista ha operato: dalla Farnesina alle Logge Vaticane, da Villa Madama alla Sacrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze.Il contesto storico e culturale del tempo viene ricostruito in mostra attraverso libri, documenti e filmati.Una sezione speciale ripropone al Castello di Udine la mostra documentaria realizzata nell’aprile 2017 alla Farnesina, dedicata ai festoni realizzati nella Loggia di Psiche da Giovanni da Udine.Concluso il percorso espositivo, al visitatore viene proposto un itinerario che gli può consentire di ammirare dal vivo le opere architettoniche, gli affreschi e gli stucchi realizzati da Giovanni da Udine e dai suoi collaboratori nel Castello di Colloredo di Montalbano, a Spilimbergo, a San Daniele del Friuli e ad Udine. Per chi voglia spingersi fuori dal Friuli, l’itinerario ideale trova ulteriore tappe a Venezia, per una visita a Palazzo Grimani, e naturalmente a Roma, che fa tesoro delle sue opere più celebri.

La Collezione di vetri veneziani. Carla Nasci – Ferruccio Franzoia

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Con l’esposizione della Collezione di vetri veneziani Carla Nasci – Ferruccio Franzoia la Galleria Rizzarda ribadisce la sua naturale vocazione, ponendosi tra i più importanti musei europei di arti decorative del Novecento.Ai capolavori in ferro battuto di Carlo Rizzarda si aggiungono ora, in un intrigante connubio di forza e fragilità, i preziosi vetri d’autore della Collezione Carla Nasci-Ferruccio Franzoia: 800 pezzi che spaziano dal XVIII secolo alla contemporaneità, con uno speciale focus sulla produzione muranese e, in particolare, sui grandi “creativi” del vetro.È lo stesso architetto Ferruccio Franzoia a curare l’allestimento permanente della sorprendente raccolta nel suggestivo ultimo piano del palazzo che conserva le opere di Rizzarda. La nuova acquisizione è in perfetta continuità con il nucleo originario della Galleria. Molte creazioni di Rizzarda sono completate da preziosi elementi vitrei di manifatture muranesi. Rarissimi vetri di Carlo Scarpa si trovano inoltre nella sua personale collezione.Per esporre i manufatti vitrei acquistati con la consorte Carla Nasci in oltre trent’anni di passione collezionistica, Franzoia ha ideato un itinerario “capriccioso”, sulla falsariga delle scelte qualitative e di gusto personale che hanno ispirato la genesi della collezione, lasciandosi guidare da empatia, assonanze, emozioni e ricordi.La prima sala è dedicata all’esposizione della produzione della ditta costituita nel 1921 da Giacomo Cappellin e Paolo Venini, la Vetri Soffiati Muranesi Cappellin Venini & C. Figura centrale è quella di Vittorio Zecchin, primo direttore artistico della ditta, che con i suoi elegantissimi soffiati trasparenti ispirati al Rinascimento, impresse una svolta determinante nella produzione muranese coeva caratterizzata da un eccesso di ornamentazione. I modelli da lui creati continuarono ad essere prodotti dalle vetrerie nate dallo scioglimento del sodalizio tra Cappellin e Venini.La produzione della due manifatture, la Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C. e la Vetri Soffiati Muranesi Venini & C., è documentata nella seconda sala. Qui sono esposti oggetti riferibili alla presenza a Murano di Carlo Scarpa, ideatore di forme e tessuti vitrei innovativi di grande successo, che nel 1926 iniziò con Cappellin una collaborazione durata fino al fallimento della ditta nel 1931. In seguito Carlo Scarpa passò alla Venini dove rimase fino all’interruzione dell’attività per cause belliche nel 1943 e per un breve periodo nel dopoguerra, fino al 1947. Oltre alle opere di Scarpa la sala ospita esemplari della produzione Venini degli anni tra il 1925 e gli anni ’60 e una miscellanea di prodotti di altre ditte attive in laguna e di altri autori significativi che testimoniano l’alta qualità diffusa della produzione muranese. Vi si incontrano Napoleone Martinuzzi, Tomaso Buzzi, Tyra Lundgren, Paolo Venini, Massimo Vignelli, Fulvio Bianconi, Toni Zuccheri, Alfredo Barbini, Archimede Seguso, Flavio Poli, Tapio Wirkkala, Guido Balsamo Stella, Giuseppe Barovier e Guido Bin, pseudonimo di Mario Deluigi. Non mancano contemporanei come i Santillana, Sergio Asti e Luciano Gaspari. Il terzo e ultimo settore è dedicato ai vetri da mensa, beni di consumo destinati ad un utilizzo effimero e pertanto testimonianza particolarmente rara ed interessante. Gran parte dei pezzi in collezione fanno riferimento ai modelli creati da Zecchin negli anni ’20. Sono documentati esempi di vetri veneziani di età precedente, come un insieme di vetri Luigi XVI in cristallo sfaccettato con decorazioni in oro ed una campionatura di bicchieri storicistici con decoro di smalti policromi o incisi a ruota. Sono presenti anche cristalli da tavola di produzione non muranese di gusto Belle Époque e alcuni esempi di cristalleria boema commercializzati a Venezia dalla Compagnia Venezia Murano.

Rethinking Nature

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Con Rethinking Nature il Madre inaugura un nuovo format, non solo espositivo, in cui il concetto di mostra incontra quello di piattaforma multidisciplinare, per indagare, attraverso lo sguardo dell’arte contemporanea, le tematiche portanti del nostro tempo. La mostra affronta il tema della necessità politica ed etica di costruire un nuovo rapporto fra l’essere umano e l’ecosistema in cui vive e orienta il suo gesto, declinandolo attraverso nuove produzioni di opere e una programmazione di eventi e laboratori che coinvolgono artisti di geografie e sensibilità diverse. Tra gli artisti invitati a partecipare: Maria Thereza Alves, Alfredo e Isabel Aquilizan, Adriàn Balseca, Gianfranco Baruchello, Jimmy Durham, Gidree Bawlee, Karrabing Film Collective, Sam Keogh, François Knoetze, Elena Mazzi, Pangrok Sulap e Karan Shrestha.

Peter Lindbergh. Untold Stories

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Celebrando l’eredità del grande artista dello scatto in bianco e nero, la mostra Peter Lindbergh: Untold Stories ne indaga l’approccio personale alla fotografia di moda. Uno sguardo intimo su un’ampia selezione di lavori ormai celebri, commissionati da riviste come Vogue, Harper’s Bazaar, Interview, Rolling Stone o W Magazine. Lindbergh riteneva che la fotografia di moda possa e debba esistere anche oltre il suo utilizzo primario e le sue immagini, superando il contesto di produzione, sono divenute parte della cultura contemporanea e della storia della fotografia. La mostra è organizzata da Kunstpalast, Düsseldorf con Peter Lindbergh Foundation, Parigi, in collaborazione con Fondazione Donnaregina per le arti contemporane/museo Madre, Napoli, Museum für Kunst und Gewerbe, Amburgo, e Hessisches Landesmuseum, Darmstadt.

Centro Pittori Via Margutta. 115esima Edizione

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La 115° edizione della Mostra Cento Pittori Via Margutta prevista dal 29 ottobre al 1° novembre 2020 a Roma è stata rinviata, causa restrizioni Covid, dal 17 al 20 dicembre 2020. Così l’architetto Luigi Salvatori, presidente dell’associazione Cento Pittori Via Margutta, promotrice della manifestazione: “Visto l'ultimo DPCM del Consiglio dei Ministri, sentito il Consiglio Direttivo della nostra Associazione, abbiamo deciso di rinviare la mostra per permettere a tutti una partecipazione in sicurezza”. 

Tina Modotti. Donne, Messico e Libertà

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Tina Modotti, fotografa, attivista e attrice italiana, ha lasciato un’impronta indelebile nella storia della fotografia contemporanea.I suoi celebri scatti, che compongono le collezioni dei più importanti musei del mondo, sono il simbolo di una donna emancipata e moderna, la cui arte fotografica è indissolubilmente legata al suo impegno sociale.Poverissima e costretta ad emigrare, Tina avrebbe potuto seguire la carriera di attrice, e sfruttare la sua rara bellezza per il facile ottenimento di agi economici ma la sua scelta di libertà la porta invece verso lo studio e l’approfondimento delle sue innate doti artistiche. Tina espresse la sua idea di libertà attraverso la fotografia e l’impegno civile soprattutto in Messico, Paese che l’aveva accolta e di cui divenne un’ icona, ma oltrepassò ben presto i confini delle Americhe, per essere riconosciuta sulla scena artistica mondiale.Durante la sua breve vita, insieme al compagno Vittorio Vidali, si impegnò in prima linea per un’umanità più libera e giusta, per portare soccorso alle vittime civili di conflitti come la Guerra di Spagna.Non potrà mai tornare nella sua amata terra natale a causa delle sue attività antifasciste e di una morte prematura avvenuta ad appena 46 anni, alla quale resero omaggio artisti come Picasso, Rafael Alberti e Pablo Neruda che le dedicò una celebre poesia.Nell’ambito del palinsesto 2020 del Comune di Milano “I talenti delle donne”, la mostra offre un centinaio di fotografie, stampe originali ai sali d'argento degli anni Settanta, lettere, documenti e video che avvicineranno il pubblico a questo spirito libero che attraversò miseria e fama, arte e passione politica, arresti e persecuzioni, ma che suscitò ammirazione per il pieno e costante rispetto di sé stessa, del suo pensiero e della sua libertà.

Felice Limosani. Dante. Il Poeta Eterno

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Nel suo saggio politico De Monarchia (1312-1313) Dante si definì un albero che fruttifica e non una voragine che inghiotte (1). È a questa visione che l’artista multimediale Felice Limosani si è ispirato nel concepire il progetto culturale Dante. Il Poeta Eterno che avrà la sua sede negli spazi del Complesso Monumentale di Santa Croce di Firenze dal 14 settembre 2021 al 10 gennaio 2022. Un progetto innovativo che non intende “spiegare” la Divina Commedia ma “raccontare” Dante Alighieri e l’attualità del suo messaggio universale, che oggi vede la luce grazie alla fondamentale collaborazione tra il FEC – Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, il Comune di Firenze, l’Opera di Santa Croce e Felice Limosani Studio s.r.l. Società Benefit. Il progetto viene presentato questa mattina da Felice Limosani insieme ai rappresentanti degli enti promotori, il Vice Prefetto Vicario Paola Berardino, l’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze Tommaso Sacchi e la Presidente dell’Opera di Santa Croce Irene Sanesi. “La mostra Dante. Il Poeta eterno testimonia ancora una volta la natura multipolare del Ministero dell’Interno, impegnato con le sue articolazioni territoriali, le Prefetture, anche nell’amministrazione e tutela del patrimonio del Fondo edifici di culto (FEC), composto da beni dotati di un incommensurabile valore artistico, storico, culturale e religioso. – dichiara Paola Berardino, Vicario del Prefetto di Firenze. Nella gestione di questo inestimabile patrimonio culturale, la Prefettura di Firenze è impegnata da anni a favorire la conclusione di accordi di valorizzazione con i vari enti, con lo scopo di promuovere la partecipazione a iniziative culturali, editoriali ed espositive. Seguendo questa linea di collaborazione tra istituzioni, la Prefettura ha accolto con estremo favore il progetto presentato dall’artista Felice Limosani, mettendo a disposizione i locali necessari per la mostra facenti parte del complesso monumentale di Santa Croce di proprietà del FEC”. Dante. Il Poeta Eterno nasce dall’idea di Felice Limosani di attualizzare la straordinaria opera dell'incisore Gustave Dorè e raccontare l’avventura umana di Dante a partire dalla ricchissima eredità culturale, morale e spirituale lasciata dal Sommo Poeta, ancora oggi così prolifica. Un progetto che proprio in Santa Croce, luogo della memoria condivisa e spazio dantesco per eccellenza, intende riconciliare la figura di Dante con la sua città natale – Firenze, città- laboratorio culturale per definizione – riportandola in alcuni dei luoghi che ne hanno intrecciato la biografia, e che vuole rendere ancora più vivo e attuale il suo messaggio attraverso il linguaggio culturale delle Digital Humanities, di cui Limosani è uno dei principali interpreti artistici, con un approccio che associa discipline umanistiche e tecnologie digitali. “ll Complesso Monumentale di Santa Croce costituisce il luogo ideale per accogliere Dante, il Poeta Eterno di Felice Limosani – sottolinea Irene Sanesi, Presidente dell’Opera di Santa Croce. Una sede naturale, perché Santa Croce è il luogo della memoria, è il luogo dove passato, presente e futuro siglano una convivenza e un ponte anche verso una prospettiva nuova. L’anniversario dantesco è un evento provvidenziale in questa fase storica: la lezione civile e poetica di Dante e la sua esistenza votata con passione alle vicende delle comunità in cui ha vissuto sono un modello per le donne e gli uomini di ogni tempo, ancor più oggi, in un momento storico in cui la pandemia chiede forza per affrontare le difficoltà e coraggio per guardare al futuro.” Il lavoro di rilettura dell’eredità dantesca è reso possibile grazie all'autorevole direzione scientifica del Professore Emerito di Letteratura Italiana Enrico Malato, in collaborazione con il Centro Pio Rajna – Centro di studi per la ricerca letteraria, linguistica e filologica e al fondamentale supporto di un importante Comitato Scientifico che vede la Presidenza Onoraria di Beatrice Garagnani Ferragamo ed è composto da (in ordine alfabetico): Don Alessandro Andreini, Lucia Battaglia Ricci, Paola Berardino, Paolo Conti, Luca De Biase, Don Alfredo Jacopozzi, Enrico Malato, Padre Gabriel Marius, Maria Marzullo, Andrea Mazzucchi e Jeffrey Schnapp. “La meraviglia di Dante è che rimane sempre attuale: secolo dopo secolo la sua opera immane e poliedrica, a partire dalla Divina Commedia, ha sempre nuovi livelli di lettura e di conoscenza – commenta Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Firenze. La sua sterminata eredità non rimane immobile ma ha la straordinaria capacità di rinnovarsi e di parlarci ogni volta in modo diverso. Nell’anno dantesco Firenze è dunque lieta di ospitare una mostra che ha l’ardire di unire le nuove tecnologie con i messaggi universali del Sommo Poeta: un’esposizione fortemente evocativa che non mancherà di affascinare e incuriosire.” L'opera Dante. Il Poeta Eterno verte sulle incisioni di Gustave Doré – incisore francese considerato uno dei massimi illustratori della Commedia dantesca – dalle quali Limosani ha sviluppato un progetto multimodale (e non solo multimediale). L'idea fondante è quella di creare una grande mostra attraverso contenuti trattati per essere fruibili anche sotto forma di didattica digitale in ambito scolastico e in una programmazione scientifica a beneficio di attività sociali e di cura ospedaliera.Partendo dalla digitalizzazione di 135 tavole di Dorè – rese disponibili dalla Fondazione Alinari Firenze – le immagini del viaggio ultraterreno di Dante dall’Inferno al Paradiso costituiranno un percorso perfettamente in armonia con il Chiostro del Brunelleschi, la Cappella Pazzi, la Cripta e il Cenacolo di Santa Croce. L’allestimento prevede tre livelli di esposizione con immagini statiche retro illuminate, immagini animate con proiezioni e movimento nelle immagini attraverso la realtà virtuale, per una fruizione intimistica e contemplativa abbinata all’esperienza interattiva e digitale. Un unicum che offrirà un’esperienza museale aggiornata ai nuovi linguaggi, rispettosa del luogo ed evoluta nella sua narrazione. Nel solco della tradizione iconografica nata immediatamente dopo l’uscita della Commedia nel 1320 – che nei secoli ha visto i più grandi artisti impegnarsi per dare la loro visione del poema – nel diciannovesimo secolo Doré ha creato un modello di rappresentazione che ha modificato l’interpretazione successiva del viaggio dantesco. Dante. Il Poeta Eterno porta avanti questa tradizione, riconoscendone la storia e facendo ulteriori passi avanti in questo percorso. Ancora una volta, quindi, Dante si trova a essere riformulato in modo innovativo e il fatto che il suo messaggio universale possa ancora declinarsi in termini nuovi, attualizzandosi ulteriormente, è il chiaro segnale della sua inesauribile vitalità. Da sempre Dante è percepito come qualcosa di strutturalmente “altro” da noi, e proprio questa alterità è il motivo dell’interesse nei confronti suoi e della sua opera. Grazie all’incontro con questi mondi “altri” – quello di Dante, quello di Dorè e ora quello di Limosani, che superando il concetto obsoleto di opera unica, originale o copia, trasforma le opere del passato in organismi viventi e vitali soprattutto per le nuove generazioni – Dante. Il Poeta Eterno ha l'obiettivo culturale e sociale di restituire alla letteratura e all’arte il potere trasformativo che le è proprio, offrendo chiavi innovative per sperimentare la Commedia e aprendo nuove modalità di concepire il rapporto con l’opera d’arte. La transizione digitale dei nostri saperi sta alla base delle Digital Humanities: l’incontro con le nuove tecnologie non offre soltanto un modo per preservare e valorizzare il patrimonio culturale, ma è anche, soprattutto, in grado di modificare il nostro modo di interpretare la tradizione. Questo continuo rinnovamento si è sempre verificato negli studi danteschi e con Dante. Il Poeta Eterno trova una nuova dimensione applicativa dell’incontro con Dante e il suo messaggio, che andrà al di là della sola esperienza di visita. Dopo la chiusura della mostra a gennaio 2022 il percorso di Dante. Il Poeta Eterno proseguirà infatti con altre modalità e in altri ambiti. “La rivoluzione digitale in atto, da una parte apre a nuove visioni espressive con linguaggi inediti, dall'altra sta cambiando il modo in cui la cultura viene rappresentata, fruita e divulgata – sottolinea Felice Limosani. Il connubio tra tecnologia e arte offre una sintesi innovativa, sotto forma di umanistica digitale, maggiore della somma di entrambe. In questa dimensione, il patrimonio storico culturale può essere attualizzato e condiviso come esperienze multidisciplinari che si intrecciano in ambito museale, didattico e sociale, giungendo a coniugare cultura, educazione e solidarietà. Emancipandosi dai vecchi modelli e con un approccio scientificamente rigoroso si può anche sconfinare nell’intrattenimento e nella spettacolarità per diffondere cultura e conoscenza di qualità a un maggior numero ...

Conversazioni d'autore - Yervant Gianikian con Frédéric Bonnaud

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Un programma di incontri pensati per approfondire le tematiche e i processi ideativi che si celano dietro la selezione di opere nella mostra senzamargine. Passaggi nell’arte italiana a cavallo del millennio.Grazie alle testimonianze dirette e alla partecipazione di critici, curatori e studiosi, gli appuntamenti sono occasione per dialogare e riflettere sull’evoluzione del linguaggio artistico degli ultimi quarant’anni.Nel quinto incontro il Direttore della Cinémathèque francese Frédéric Bonnaud e l’artista Yervant Gianikian, ricordano Angela Ricci Lucchi e il lavoro svolto insieme come duo artistico. Gianikian e Ricci Lucchi hanno saputo creare un tipo di cinema che non è soltanto racconto e poesia ma anche un contributo di critica e di analisi. L’opera in mostra, Dal Polo all’Equatore è stata realizzata a partire dal 1986 basandosi sugli archivi del cineasta e documentarista Luca Comerio, ricchi di materiali filmati durante le due guerre mondiali. Un lavoro complesso, che solleva domande fondamentali sul rapporto tra cinema e storia, la funzione della paranoia e il ruolo del tempo reale (e del ralenti) nel film.L’incontro è l’occasione per presentare anche la rassegna presso la videogallery del MAXXI, per restituire al pubblico, la storia di un duo artistico che è stato protagonista assoluto del mondo delle immagini in movimento.ModeraBartolomeo Pietromarchi Direttore MAXXI Arte
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